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      E mise a la via de' monti la camera e marescalcia sua. La quale giá due giornate era camminata innanzi, quando ebbe avviso che li fuorusciti di Parma con li altri ribelli de l'imperio, bresciani e piacentini, col legato apostolico erano entrati in Parma del mese di giugno, e avevano occupata la cittá e morto Enrico Testa, che in quella era podestá de l'imperio. Intesa questa novella Federico, conoscendola opera papale, mosso da indignazione e furore revocň l'andata di Lione e con tutte le legazioni et esercito e compagnia che avea con sé ritornň a Parma, intorno la quale con un esercito di sessanta mila persone si pose in assedio; e per poterli star sicuro li edificň ad un breve tratto a l'incontro un'altra cittá di legname e atterrati, la quale chiamň per nome Vittoria e li dedicň una chiesa sotto titolo di Santo Vittore, come patrono di essa, e feceli battere una moneta, la quale chiamň vittorini. Fu la lunghezza di questa cittá 800 canne e la larghezza 600, et era la canna di nove braccia: e aveva otto porte e le fosse larghe e profonde d'intorno, ne le quali mise l'acqua che prima a Parma correva, facendoli in essa abitazioni e corte e piazze e botteghe e tutte l'altre cose a forma di una cittá di molti anni.
      Stando ne la cittá di Vittoria a l'assedio di Parma, Federico due novelle ebbe vittoriose: la prima, che il conte Roberto da Castiglione vicario imperiale ne la Marca, che stava a Macerata, aveva rotto ad Osimo l'esercito ecclesiastico, del quale era capo un Marcellino vescovo di Arezzo, e aveva preso e posto in ferri detto Marcellino e fatto gran numero di prigioni e morto circa quattro mila uomini e guadagnato molte bandiere de le cittá ribelli che tenevano con esso, e massime di anconitani, e tra quelle la bandiera che mandň a donare Emanuele imperatore constantinopolitano a li anconitani, quando li sottrasse da la obedienza di Federico Barbarossa; la seconda novella fu che l'anno 1248 del mese di gennaro guelfi e ghibellini di Fiorenza si levorono in arme tra loro e una de le parti avea posto fuoco ne le case de l'altra, talmente che mille case erano bruciate.


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
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