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      Molte epistole di Federico si trovano, le quali ho lette, scritte a pontefici, a cardinali, a diversi príncipi cristiani, a particolari e private persone: niuna cosa in esse si legge contra la sostanza de la nostra fede, niuna eretica, niuna in depressione di Santa Chiesa, niuna che suoni contumacia, sí bene querele, lamentazioni, ammonizioni de l'avarizia e ambizione del clero, de l'ostinazione del pontefice in non voler esaudire le sue giustificazioni e le ragioni de l'imperio, de le insidie che contra di lui si facevano. Chi volentieri ammira il vero e la virtú de' gran principi legga una sua epistola scritta a tutti li principi cristiani, la quale comincia: Collegerunt principes, pontifices et pharisaei consilium in unum et adversum principem Christum Dei convenerunt etc., e una, la quale scrive al collegio de' cardinali, confortandoli a dissuadere al pontefice la discordia tra il sacerdozio e l'imperio, e comincia: In exordio nascentis mundi; un'altra ancora che comincia: Infallibilis veritatis testem et supremae iustitiae iudicem obtestamur etc., ne la quale dice queste parole, le quali io per piú brevitá transferendo ponerò in lingua vulgare, e sono queste: "Noi con la sacrosanta romana Chiesa madre nostra discordia alcuna non avemo, ma propulsiamo la iniuria, e da l'impeto di questo romano pontefice la giustizia del nostro imperio difendemo; e nondimeno sempre avemo desiderato di avere pace con lui e ancora desideriamo". - Leggasene un'altra ancora, pur scritta a li principi cristiani, nel fine de la quale sono queste parole, le quali ancora son contento ponere in questo compendio, non tanto per la eleganza quanto per la veritá di esse, che forse a questi nostri tempi ben quadrando ad alcuna bona mente porriano a proposito accadere, e son queste: "Vogliate credere quello che li nostri mandati vi hanno riferito e tenetelo fermissimo, non altramente che se san Piero proprio l'avesse giurato, né vi parrá per questa nostra dimanda che per la sentenza de la deposizione contra noi data la grandezza de la imperiale maestá si abbassi; perché avemo la coscienza de la puritá nostra, e per consequente Dio è con noi: la testimonianza del quale noi invocamo, che la intenzione de la volontá nostra è sempre stata indurre li clerici di qualunque


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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