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Andò poi ad Aquino allora nobil cittá, e per forza la prese e saccheggiata la bruciò.
Ritornato poi a Napoli li pose il campo attorno e l'assediò per mare e per terra, sí che alcuno lí poteva né entrare né uscire. Li napolitani si difendevano virilmente, pur aspettando sussidio dal papa, il quale non d'altro che di speranze e parole li aiutava, e in modo si difendevano che qualche volta Corrado fece pensieri di levarsi da l'assedio, se non fusse che un secreto suo fedele, che era ne la terra, lo confortava a stringere la terra e perseverare ne l'assedio, sapendo li cittadini essere stracchi; e spesso li mandava fuora alcune letterine, le quali legate con li verrettoni, ovvero scritte a le penne di essi che eran di carta, mandava nel campo de' todeschi, e tra le altre una volta ne scrisse una in versi latini di questo tenore e modo qui infrascritto:
Mutus regalis latitans in Parthenopaeo
vera referre studet, auxiliante Deo.
Parthenope se fessa dabit tibi qui dominaris,
si bene claudantur ostia clausa maris.
Persta: et infesta funda, quae marmora iacit;
nam mora victorem continuata facit.
Suonano in lingua vulgare questi versi in questo modo:
Il regal muto in Napoli nascoso,
aiutandolo Dio, dir ver s'ingegna.
Se chiudi bene il mar, re glorïoso,
Napoli stracca è forza che a te vegna.
Il mangan che trae sassi è ancor noioso:
persevra, ché chi dura vince e regna.
Corrado intendendo per questi versi li napolitani esser stracchi e che un mangano, ovvero briccola, che tirava sassi ne la terra faceva gran danni et era molto tedioso a li cittadini, e appresso che essendoli ben serrata la via del mare si renderiano, perseverò otto mesi ne l'assedio e finalmente l'ebbe per accordo ne l'anno 1253 salve le persone e li edifici; nondimeno come fu entrato ne la terra, fece ruinare le mura e le fortezze di Napoli e molte nobili case di gentiluomini.
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