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Finita la solennitá de la sua coronazione s'inviò senza indugio verso il reame, pigliando la Campania senza spada, ove trovò ambasciatori mandati da Manfredi o per pace o per tregua. A li quali Carlo in poche parole rispose che tornassino pur al loro signore, ché altro che guerra non voleva e che o lui metteria Manfredi ne l'inferno ovvero Manfredi metteria lui in paradiso. Seguitando poi il suo cammino passò il ponte di Ceperano, non ostante che 'l fusse stato fortificato di molta gente e di munizione sotto la guardia del conte Giordano d'Agnano e del conte di Caserta, che era di casa di Aquino chiamato Rinaldo, con molti saracini. Passò senza battaglia per tradimento del conte di Caserta, il qual non volse che Giordano combattesse, dicendoli essere meglio che lasciasse passare una parte per avere a combattere con manco numero, e quando fu passata disse poi che erano troppi li nimici e che non era da combattere a disavvantaggio. E prese la via verso le terre sue e lasciò deluso Giordano, tradendo il suo signore; benché quelli che lo escusano dicono che lo fece per vendetta, imperocché Manfredi per forza li aveva adulterato la donna. La qual cosa a molti altri pare mal verisimile, perché la donna del conte era sorella di Manfredi; onde alcuni giudicano che 'l fusse pur vero tradimento, non alieno da' regnicoli.
Preso Ceperano pigliorno Aquino senza contrasto e Rocca d'Arce per forza, e poi andorno a campo a San Germano, nel quale erano mille cavalli e sei mila fanti e molti de li saracini di Luceria: e per caso o pur per volontá di Dio lo preseno in un subito.
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