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Poi negò mai avere voluto offendere la Chiesa, ma acquistare solamente il regno a lui debito che indebitamente li era negato; ma che sperava che la stirpe e casata di sua madre e li suoi todeschi e li duchi di Baviera suoi parenti non lasciariano la morte sua senza vendetta. E dette queste parole, trattosi un guanto di mano lo buttò verso il popolo quasi in segno d'investitura, dicendo che lasciava suo erede don Federico di Castiglia figliuolo di suo zio; e scrive Pio pontefice che quel guanto fu raccolto da un cavaliero e portato poi al re Piero di Aragona.
Fatto questo, il primo a chi fu tagliata la testa fu il duca d'Austria. Corradino prese quella testa, che ancor poi che fu tronca due volte chiamò Maria, e baciolla teneramente e stringendosela al petto pianse la iniquitá de la fortuna sua, accusando se medesimo, che era stato cagione de la morte sua, avendolo tolto da la madre e menatolo con sé a cosí crudel sorte. Poi si pose inginocchione e levando le mani al cielo, dimandò perdonanza; e in quello il ministro di tale officio li tagliò la testa; e poi al conte Gerardo e ad Urnaiso. A quel ministro che tagliò la testa a Corradino un altro, apparecchiato per questo, tagliò subito la testa, acciò che mai vantar si potesse aver sparso sí alto sangue. Li altri quattro baroni regnicoli furono sopra una forca impiccati: li corpi tronchi si stetteno in terra né fu uomo ardito di toccarli, finché Carlo non comandò che fussino seppelliti. Furono adunque sepolti in terra, e sopra Corradino posto questo epitafio:
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