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Il principe rispose queste parole: - Son contento portar questa morte con buon animo in pazienza, ricordandomi che anche il nostro Signore Iesú Cristo ebbe in simil dí la sua morte e passione. - Intesa questa risposta la regina, donna religiosa e prudente, disse: - Se il principe per il rispetto di questo dí con animo sí paziente e mansueto vuol morire, e io ancora per rispetto di Colui che in questo giorno sostenne morte e passione, delibero averli misericordia. - E questo detto, comandò che fusse conservato senza farli dispiacere alcuno; e per satisfare al popolo che instava per la morte, li fece intendere che in una cosa di tanta importanza, de la quale ne porriano seguitar molti mali e scandali, non era da fare deliberazione alcuna senza saputa del re. Però comandò che 'l principe fusse mandato in Catalogna e lí fusse lasciato ad arbitrio e iudicio del re Piero suo marito, e cosí fu fatto. La qual cosa non tanta laude a la savia donna aggiunge, quanta infamia al re Carlo, il quale seguitando lo appetito volse piú presto nel puerile e regal sangue incrudelire, che usando clemenza immortal gloria acquistare.
Fu Carlo, duca d'Angiò e primo di tal nome re di Napoli, uomo di persona grande e diritto, con viso rubicondo e naso grande e di feroce aspetto, animoso, severo e aspro nel punire, molto piú eccellente ne le cose militari che ne le civili e pacifiche; modesto in mangiare e bere e ne le cose veneree, quasi di vita religiosa; dormiva poco e parlava poco, ma faceva cose assai e operava piú che non diceva.
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