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Poi sollecitato da li amici che lo chiamavano, con la benedizione del papa, e con le sue bandiere e quelle di Santa Chiesa, uscí di Roma l'anno sequente 1381, e per la via diritta se n'andò a Napoli, non trovando alcuna resistenza. Contra Carlo per una porta di Napoli con sue genti uscí per far fatto d'arme Ottone duca di Bransvich, marito de la regina Giovanna, ma Carlo con occulta intelligenza per un'altra porta chiamato da cittadini entrò in Napoli, gridando il popolo: - Viva, viva il re Carlo! - E subito si pose a l'assedio del Castel nuovo, nel quale si era ridotta la regina, e in modo lo strinse che né entrare né uscir d'esso si potea, e cominciollo a combattere. Ottone, che vedendosi tradito dai cittadini assediava la terra di fuora e la combatteva, un dí fece armare il campo per entrar dentro ne la cittá per forza: il che come Carlo intese, uscí fuora per due vie a la campagna facendo due parti de li suoi e fece fatto d'arme ferendo da dui canti le genti di Ottone. E dappoi un aspro fatto d'arme, il quale per virtú e gagliardia di Ottone fu un buon pezzo sostenuto, al fine la vittoria fu dal canto di Carlo; e Ottone, il quale sopra un possente corsiero faceva fatto d'arme, essendoli stato ferito il cavallo e cadutoli addosso, fu preso e menato a Carlo, e a lui si rese. Vedendo questo la regina, e che senza speranza era e che ogni soccorso li era mancato, impetrò da Carlo di poter venire a parlamento con lui; il perché venuto Carlo ne l'orto del castello, la regina li fece reverenza come a re, poi li disse queste parole: - Io ti ho avuto insino ad ora in loco di figliuolo, ma ora, poiché cosí piace a Dio, io ti riconosco e tengo per mio signore: per la qual cosa e l'onor mio e del mio marito Ottone ti raccomando.
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