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E trovandosi in quel loco, secondo l'usanza de' regnicoli Raimondo del Balzo e molti baroni e cittá si voltorono e rebellando al re Carlo, a Luigi si détteno: il quale vedendo li passi di Terra di Lavoro esser molto ben forniti e difficili a passare, voltò a la via di Puglia e acquistò molte terre, e fermò la sua stanza a Barletta.
L'anno sequente la sua venuta, li venne drieto un altro esercito di dodici mila uomini a cavallo, mandati di Francia per supplimento de l'impresa, sotto il governo del conte Enghirano francese, il quale vulgarmente chiamavano il sire di Cossi; e lui, aiutato di denari e di vittuaglie da Bernabò Visconte, non fece la via del duca d'Angiò, ma voltatosi per Piacenza passò in Toscana e per il territorio di Pisa e di Fiorenza pervenne ad Arezzo e prese la terra e assediò la rocca, ne la quale era Iacobo Caracciolo napolitano mandato locotenente dal re Carlo ad Arezzo, rimosso il vescovo di Varadino.
In questo mezzo che monsignore di Cossi, attendendo a le pratiche di Arezzo, poco curava d'andare al sussidio del duca d'Angiò, il conte Alberico con le genti del re Carlo III, detto da Durazzo e da la Pace, il seguitava in Puglia e li faceva di gran danni e recuperava le terre rebellate, et era quasi sempre vittorioso ne la scaramuccia per virtú de li militi italiani, ammazzando e pigliando de li uomini assai; e stringendolo in terra di Bari, lo ridusse a termini, che l'era forza al duca Luigi, ovvero tentare la fortuna de la battaglia col far fatto d'arme, ovvero con ignominia e vergogna rendersi al conte.
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