Pagina (254/444) |
| pagina
'compendio-de-le-istorie-del-regno-di-napoli-di-pandolfo-collenuccio-pagt'
|
Per la qual cosa deliberato far fatto d'arme, armato l'esercito, volse far prova di farsi benevolo il conte con parole e promesse ovvero impaurirlo con minacce. Onde mandatoli un suo barone, lo pregò volesse venir solo a parlarli confidatamente in mezzo a la campagna, ché ancor lui solo li veneria. Non ricusò il conte; il perché condottisi ambidui armati tutti de la persona da la testa in fuora, il duca fece assai offerte e promesse al conte, acciò che s'accordasse con lui: il quale ricusando e confortando il duca a lasciare l'impresa e partirsi del reame, il duca con alterezza francese cominciò a minacciarlo, con dirli che lo romperia e lo averia ne le mani e che lo faria morire, sapendo che con la morte sua acquistarebbe la grazia di tutto il reame, e massime de li suoi baroni, che lo avevano in odio per esser favorito dal re Carlo. Il conte Alberico, come uomo fedele e senza paura, sentendolo minacciare li disse che li bastaria l'animo pigliarlo lui e rompere il suo esercito, e da quel dí glielo mostraria. Onde lasciandolo senza altro commiato, si voltò a li suoi e fece sonare a la battaglia; il duca ancor lui, che per esser l'ora tarda non credeva che quel dí si dovesse far fatto d'arme, subitamente ordinò li suoi e feceli far innanzi. Cosí il fatto d'arme si cominciò aspro e crudele da una parte e da l'altra, nel quale il duca fece meravigliose prove de la sua persona e dui cavalli li furono morti sotto, e rimontato sopra il terzo, si scontrò alcuna volta col conte, il quale non meno arditamente lo affrontava.
| |
Carlo Alberico
|