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Finalmente stringendosi forte li italiani addosso ai francesi, cominciorno quelli del duca a voltare le spalle; il duca vedendo li suoi vòlti in fuga e lui ferito di cinque ferite, deliberò ancor lui con alcuni suoi baroni con la fuga salvarsi, e si ridusse dentro a Bari. Il conte rimasto vittorioso a la campagna seguitò la vittoria, e li suoi tutta la notte mai atteseno ad altro che a pigliare prigioni e ammazzare e trattare miserabilmente i francesi; e il dí sequente si pose in assedio intorno a Bari, sí che niuno né poteva entrare né uscire. Il duca ferito si fece per acqua portare a Bisegli, ove per le ferite, de le quali, ancora che non fussino mortali, era uscito sangue assai, e per lo affanno insopportabile di mente de la rotta e morte de li suoi, non potendo esser aiutato da medici, passò di questa vita l'anno 1384 a' di 21 di settembre. L'allegrezza di questa vittoria fu fatta grandissima per tutto il reame e a Roma da papa Urbano; e sentita la morte del duca, il re Carlo si vestí con tutta la sua corte di panni negri e fece fare a Napoli onoratissime esequie a la memoria sua, e comandò che 'l suo corpo fusse con ogni onore seppellito: e cosí perseverò trenta dí vestito di negro. Dipoi levatosi li abiti oscuri, lui in persona cavalcò per il reame, riducendo le terre a l'obedienza per amore o per forza, secondo fu bisogno, e tutte le ridusse a sua devozione e pacifico stato.
Il conte Enghirano, il quale ancora era in Arezzo, e giá stato circa sessanta giorni a combattere la rocca, intesa la rotta e morte del duca d'Angiò, deliberò con li suoi di non andare piú in Puglia, ma tornare in Francia, e bisognando li denari si voltò a' fiorentini come piú vicini e piú atti a lo spendere, e trattorno di venderli Arezzo.
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