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Li fiorentini presa l'occasione di acquistare Arezzo, détteno quaranta mila ducati a la Compagnia, cinque mila al conte Enghirano e circa quindici mila dispensorno a piú persone, et ebbeno la terra da li francesi, li quali in suo paese tornorno. Restava la rocca che ancora era in potere del re Carlo: onde i fiorentini donorno a Iacobo Caracciolo diciotto mila ducati, e lui li diede la rocca. In questo modo ebbeno i fiorentini Arezzo, il quale ancora possedeno.
L'altre genti del duca d'Angiò tutte disperse partirono del reame, e concordano li scrittori che mai nel lor ritorno ne furono veduti piú che dui o tre al piú insieme: de li quali la maggior parte andavano dimandando per elemosina il vivere a li usci de le case per tutte le terre d'Italia, finché ne furono fuora. E in questo modo rimase Carlo di Durazzo pienamente signore del reame di Napoli.
Stando il regno in questo modo pacifico, venne voglia ad Urbano pontefice di andare a Napoli e partecipare ancor lui qualche frutto de la vittoria del re Carlo. Onde condotta lí la corte ne l'anno 1385 et essendo uomo assai dispiacevole, inurbano e sinistro di costumi, cominciò a praticar con Carlo che facesse un suo nepote, chiamato Butillo, uomo vilissimo e senza alcuna virtú, principe di Capua, e che li désse il ducato di Durazzo, pretendendo questo esserli stato promesso da Carlo a Roma, prima che entrasse nel reame. Il che non piacendo a Carlo, anzi con molta destrezza differendo la cosa, importunamente tentò Urbano con minacce ottenere il suo intento; e non li giovando, vennero a suspicione e inimicizia tra loro, talmente che il re lo faceva onestamente guardare, che non avesse libertá di andare dove li piacesse.
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