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      In fine stringendo Sforza da una banda li suoi aspramente, e da l'altra Paulo Ursino, miseno in piega quelli del re Ladislao, in modo che, non servando piú ordine alcuno, furono rotti. Pochi ne furono morti, quasi tutti li uomini da conto furono presi, in modo che ne lo alloggiamento solo di Sforza, senza li altri, furono prigioni il conte di Campobasso, il conte di Oliveto e dieci bandiere de li inimici.
      Finito il fatto d'arme, il re Ladislao si ridusse a San Germano e il re Luigi, Sforza e Paulo Ursino si ritirorno a li suoi alloggiamenti, e la sera liberorno tutti li prigioni, uomini d'arme e saccomanni, che avevano, secondo l'usanza italiana: per la qual cosa vedendo il re Ladislao li inimici esser ritirati a li alloggiamenti senza seguitarlo e li suoi uomini d'arme liberati, si fece forte con essi a San Germano e fortificò tutti li passi del reame; e non fu dubbio alcuno in quel tempo, che se il re Luigi seguitava la vittoria e non lasciava pigliar spirito a Ladislao, 'l saria stato vincitor del regno, il che non facendo, lo perse. E però ebbe poi a dire Ladislao qualche volta parlandosi di questo fatto d'arme, che 'l primo dí del fatto d'arme li suoi inimici erano stati signori de la persona e del reame suo, avendo fatto il lor dovere; il secondo dí ariano potuto essere signori del reame, ma non de la persona, se avessino seguitato la vittoria; il terzo di né de la persona né del reame aver piú avuto alcuna potestate.
      Volendo poi il re Luigi entrare in Terra di Lavoro e sapendo il passo di San Germano essere ben fornito, andò a Cancello, il quale ancora trovò esser ben guardato; il perché, veduta la difficoltá del passare, se ne tornò a Roma con tutte quelle genti.


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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