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      E Sforza e li altri capitani, vedendo che il re Luigi non faceva piú alcuna provvisione né per allora né per l'anno che avea a venire, tutti andorno a le stanze.
      L'anno 1411 papa Giovanni e il re Luigi andorono verso Bologna, e con loro andorono Sforza e Braccio ad accompagnarli con ducento cavalli leggeri per uno, e come furono a Siena, Luigi andò in Francia e papa Giovanni a Bologna: ove diede a Sforza Cotignola per quattordici mila ducati, che li era debitore per suoi stipendi, facendone conte lui e li suoi successori.
      Questo fine ebbe l'impresa di Luigi II duca di Angiò, il quale mai piú poi tornò in Italia, avendosi lasciato per ignoranza o per viltá tôrre di mano una tanta vittoria, quanta avevano li suoi valorosamente acquistata. [Scrive però l'arcivescovo di Fiorenza ne la terza parte de le sue Croniche, nel titolo XXII circa li atti del concilio di Constanza, che si dice che in quel concilio si concesse le bolle del regno di Puglia a questo Luigi II e a' suoi successori, di poterne andare a possedere il detto regno di Puglia e di Napoli].
      Ladislao rimasto libero e nel suo stato integro dominatore, essendo di natura inquieto e bellicoso e di niuna cosa tanto vago quanto de le imprese militari, deliberato aveva in tutto recuperare Roma; e parendoli non lo poter fare finché non aveva Paulo Ursino suo ribelle ne le mani, li mise Sforza suo inimico a la coda, il quale seguitandolo ne la Marca, in fine lo assediò ne la Rocca Contrada. La qual cosa come Ladislao intese, subito con l'esercito andò a Roma e con favore de li usciti romani e di altri partigiani che aveva dentro, rotte con industria le mura in parecchi lochi, ne l'anno 1413 entrò in Roma, riducendola al suo dominio come aveva prima.


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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