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'compendio-de-le-istorie-del-regno-di-napoli-di-pandolfo-collenuccio-pagt'
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Mise a saccomanno tutte le robbe de' mercatanti fiorentini che si trovorno in Roma, poi li lasciò viceré il conte di Troia giá detto e lui tornò a Napoli, ove per pratica di Sforza fece suo generale capitano ne l'imprese di Romagna il marchese Nicolò da Este di inclita memoria, signor di Ferrara; e mandògli il bastone del capitanato insino a Ferrara, con trenta mila ducati di prestanza.
Voltandosi poi a le cose del Ducato e di Toscana, come uomo avidissimo di stati, passò nel Ducato e campeggiò Foligno e Todi, benché non li acquistasse; e fece pigliare Paulo Ursino, il quale poco innanzi rappacificato aveva condotto a li suoi stipendi. Poi tornò a stanziare a Perosa, ove stando, li fiorentini, di chi lui era perpetuo inimico, dubitando de la vicinitá sua, e stando in gran trepidazione del loro stato, li mandorno ad offerir la pace con tutte quelle condizioni che lui voleva; e lui, non con buono animo, per quanto si estimava, ma per poterli meglio ingannare, glie la concedette. E nel trattato de la pace li vendette per un gran prezzo Cortona, la quale lui teneva, onde i fiorentini da quel tempo in poi l'hanno sempre posseduta.
Stando a Perosa il re Ladislao si infermò di febre, non però molto veemente, tanto che tornò a Roma, e lí montato in galea, menando con seco Paulo Ursino prigione, si condusse a Napoli, pur ammalato senza miglioramento. E lí incarcerato Paulo, poi che fu stato alcun giorno, pur crescendo il male, a' dí 6 di agosto ne l'anno 1414 morí senza alcun figliuolo, avendo regnato anni ventinove; lasciando regina dappo' sé madonna Giovanna da Durazzo sua sorella, de la quale un verso profetico per il reame si dicea:
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