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Il perché il conte Iacomo accordò Micheletto e Lorenzo e Margarita con promissione giurata che Sforza ne la persona non saria offeso: e cosí fu servato.
Deponendo poi il conte Iacomo or questo or quello e dispregiando ognuno, tutte le sue cose e offici e dignitá del regno e di Napoli faceva amministrare per uomini francesi, e posta la regina da parte, non li lasciava maneggiare cosa alcuna e in alcune camere quasi relegata la teneva, non l'ammettendo molte volte né anche a li atti matrimoniali; e con repulse e villane parole da sé lontana la tenea. La corte, i baroni e capitani tutti di tali portamenti mormoravano: sola la regina con feminil malizia li dissimulava, monstrando che tal vita, come da fatiche e pensieri libera, molto li piacesse, e attendendo a danze, a che son molto dediti i francesi, allegramente si passava, ancor che a cenni e parole interrotte a li amici suoi monstrasse il suo intrinseco dolore e il desiderio del rimedio.
In questo mezzo Giulio Cesare da Capua, il quale era quello che primo di tutti aveva concitato il conte Iacomo contra Sforza e Pandolfello, e per questo aveva trafitto di immortale iniuria il core de la regina, dimenticatosi de la offesa, come avviene a chi offende, la cominciò a tentare e infine se li offerse di volere ammazzare il conte Iacomo. La regina maliziosa, offerendoseli l'occasione di fare dui effetti in un tratto, cioè vendicarsi de la offesa ricevuta da Giulio Cesare e acquistar grazia e libertade appresso al marito, monstrò darli udienza e piacerli, confortandolo a pensarli su bene e mettersi in punto e tornar da lei l'ottavo dí per dar ordine a l'esecuzione de l'incepta.
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