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E licenziato Giulio Cesare, tutta dolente in quel mezzo fingendosi, il trattato tutto al marito scoperse, monstrandosi de la salute sua molto tenera e impotente a resistere a le instigazioni di Giulio Cesare, offerendosi ancora di farglielo vedere e sentire. Onde introdotto l'ottavo giorno drieto a li cortinaggi del suo letto il marito con alcuni suoi fedeli bene armati, e poi intromesso Giulio Cesare, lo fece parlare: il quale, poi che ebbe detto ogni male e villane parole del conte Iacomo e de' francesi, aperse tutto quello che per ammazzarlo avea deliberato di fare. Allora il conte, uscito fuor del cortinaggio e preso e legato Giulio Cesare, ne fece fare pubblica giustizia e tagliarli la testa iuridicamente, come il doppio traditore meritava.
Essendo parso adunque al conte Iacomo questo atto de la regina grande demonstrazione di amore e fede verso lui, li diede in brevi giorni larghezza e licenza di potere a suo piacere andar fuor del castello per diporto e spasso, come a lei piaceva. Per la qual cosa messer Ottino Caracciolo, fatto capo de' gentiluomini, e Anichino Mormillo de' popolani, con volontá di molti congiurati a questo, ad un convito ritennero la regina Giovanna ne la terra e la menorono in Capuana e in un subito liberorno Sforza e con impeto e celeritá grandissima presi e morti e saccheggiati e cacciati li officiali francesi, corseno la terra per la regina. Trattato poi alcun accordo col conte Iacomo, Castel de l'Ovo fu dato a la regina e al conte fu data facultá che una sola coltelluzza potesse portare quando andava a la regina (con volontá però e licenza sua), non potendo tenere piú francesi in Italia che quaranta, ad elezion sua, che lo servissino.
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