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La regina mandatoli l'esercito, in Taranto lo assediò; il conte Iacomo non potendo tenersi vendette la terra a messer Giovan Antonio Ursino (il quale poi da la regina ne fu confermato principe) e andossene in Francia, ove datosi a la religione, in abito di eremita finí il rimanente di sua vita. Questo fine ebbe Iacomo provenzale conte de la Marca, giá detto re di Napoli.
In questo mezzo Braccio de' Fortebracci da Perosa, capitano di gente d'arme, fattosi signore di Assisi, di Todi e di Perosa, faceva gran guerra a papa Martino e per le terre de la Chiesa liberamente campeggiava. Onde non potendosi il papa altramente difendere, che col ricorrere a li suoi feudatari, mandò ne l'anno 1419 messer Francesco da Montepulciano vescovo di Arezzo e messer Angelo romano vescovo di Anagnia a Napoli e fece coronare la regina Giovanna del regno di Puglia e di Sicilia e di Hierusalem, con patto che lei li mandasse tre mila cavalli in soccorso contra Braccio. A questa impresa fu eletto Sforza con molto piacere de la regina e del gran siniscalco, per esserli occorsa l'occasione di levarselo d'appresso. Sforza adunque, essendo venuto in quel di Viterbo, e attaccato fatto d'arme, per fraude di Nicolò Ursino soldato de la Chiesa, che era con lui, fu rotto da Braccio e perse la maggior parte de la compagnia. Parendo a la regina e al gran siniscalco essere per questa rotta venuto il tempo di potere con buona occasione torsi al tutto Sforza d'innanzi, condusseno Braccio al loro stipendio, cassando Sforza e levandoli l'assegnamento del suo soldo, che aveva sopra alcune entrate del reame.
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