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'compendio-de-le-istorie-del-regno-di-napoli-di-pandolfo-collenuccio-pagt'
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Sforza, intesa la venuta di Alfonso, deliberò far vedere il re Luigi e le sue bandiere a' napolitani e al re Alfonso, onde partito lui dal casale de le Fragole e Luigi da Aversa, e messo insieme tutto l'esercito da piede e da cavallo, si condusse a la marina per li ortali e terreni paludosi di Napoli sino al ponte de la Maddalena, lungo dal mare circa un trar d'arco e distante da le mura de la terra circa un miglio; poi mandò innanzi li corridori verso le mura. La campana de la torre fece segno, onde napolitani e catalani usciti fuora ordinatamente con lor capi Iacopo Caldora, Ursino de li Ursini e Berardino da la Garda, incontrorono li corridori; Sforza si fece innanzi con le squadre, e cominciossi il fatto d'arme. Alfonso montato sopra una galea, con sei altre bene armate era venuto a vedere la battaglia, facendo nondimeno che le artiglierie de le galee a li sforzeschi tirassino. Essendo stretto il fatto d'arme e spesso ributtandosi l'un l'altro, il Squarza da Monopoli, uomo d'arme di Sforza, robustissimo di persona e in quel tempo tenuto nobilissimo soldato in Italia, facea gran prove con ammirazione d'ognuno; pur fu scavalcato da la moltitudine e preso. Alfonso se 'l fece portare in un schifo ne la sua galea e feceli onore; e tenendolo appresso di sé, volse li mostrasse Sforza. Squarza glie lo mostrò e 'l re fece comandare a le galee che non li tirassino. Squarza fece intendere a Sforza quello aveva fatto il re; Sforza fece comandare a tutto il campo e a la fanteria che era al lito, che non tirassino a la galea di Alfonso.
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