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Et essendo andato in quel mezzo il re Luigi a Roma per procurare qualche nuovo aiuto, il papa mandò Tartaglia da Lavello suo capitano e condottiero con ottocento cavalli, acciò che si unisse con Sforza al favore de l'impresa del re Luigi. Ma sopraggiunto l'inverno, Sforza andò a le stanze a Benevento, Tartaglia ad Aversa, Braccio a Capua: il re Luigi se ne stette a Roma.
Il sequente anno 1422, mancando a Sforza denari e non mandando il papa e Luigi altro aiuto, e Tartaglia da Lavello intendendosi occultamente con Braccio contra il papa, le cose di Sforza cominciorno ad essere molto inferiori; onde per commissione del papa, Sforza pigliò Tartaglia in Aversa e fattoli fare ordinario processo di giustizia e trovato per propria confessione colpevole, li fu in pubblico tagliata la testa. Per la qual cosa la pace si cominciò a trattare tra la regina e Alfonso e Braccio da una parte e Sforza da l'altra, e con permissione del papa fu conclusa; e Braccio e Sforza parlorno insieme lungamente e rinnovorno l'antica amicizia ne le terre del duca di Sessa, tra la Preda e Presenzano nel bosco de' Saccomanni. Il che fatto, Braccio si partí del reame e campeggiò la Cittá di Castello e la prese per sé; poi prese Norsa, la quale i cittadini ricomperorno per sedici mila ducati; poi cavalcando dí e notte saltò a l'improvviso nel territorio di Lucca e tutto lo scorse facendone preda per sessanta mila ducati, e a le sue terre tornò. Sforza se n'andò a Gaeta, ove per la peste di Napoli la regina e Alfonso erano ridotti, e con loro stette ventidui giorni, e in quel mezzo con la regina e col gran siniscalco ad una perfetta amicizia e intelligenza secreta si strinse.
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