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E cosí in lei la linea e successione di Carlo di Angiò primo re e la casata di Durazzo (che la medesima stirpe era) sí come l'altre umane cose, ebbe il suo fine, secondo fu di lei, come avemo detto, prognosticato.
Fama lasciò di sé di instabile e impudica, dicendosi di lei che ne la instabilitá sola fu stabile e che sempre era stata innamorata, avendo in piú modi e con molti la sua onestá per lascivia maculata, ma sopra tutto con Pandolfello Alopo e Urbano Aurilia e messer Giovanni Caracciolo gran siniscalco, tutti tre gentiluomini e molto destri, virtuosi e costumati, ma sopra ogni cosa di persona e di effigie bellissimi. Il Caracciolo in principio di sua puerizia, benché gentiluomo fusse, per non avere né robba né stato, fu notario, figliuolo di uno chiamato Poeta Caracciolo; et essendo di due sorte Caraccioli patrizi napolitani, costui fu de li Caraccioli cognominati Squizzi: li altri, de li quali era messer Ottino commemorato di sopra, si cognominavano Rossi. La prima occasione che ebbe la regina di farli intendere che lo amava fu, che essendo lui sommamente pauroso di sorci, un dí giocando a scacchi ne l'anticamera de la regina, lei proprio fece buttare un sorcio addosso al Caracciolo: lui per paura correndo e urtando questo e quello, fuggí ne l'uscio de la camera ove era la regina e addosso le venne a cadere, e in cotal modo lei il suo amore li scoperse: né stette molto dappoi questo atto, che gran siniscalco fu creato. Queste cose per notizia de la Giovanna II siano dette, avendo noi forse fatto piú lunga narrazione che a compendio si convenga, ma non però senza ragione, per introduzione e chiarezza di quello che avemo innanzi a descrivere.
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