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La genovese non si mosse del loco; ma armandosi per la battaglia, solo con nove navi incontra a la catalana per il diritto lentamente se ne veniva, avendone lasciato tre indrieto, che quasi per retroguardo pigliassino de l'alto e a loco e tempo a la battaglia calassino. La notte sequente pian piano l'una armata e l'altra a cinque miglia si accostorono. La mattina sequente che fu a li 3 d'agosto, le galee di Alfonso circondorono le navi inimiche mirando et esplorando l'ordine, il numero e l'apparato genovese; loro stetteno immobili e quieti, simulando piú presto. non aver animo di combattere, che altramente. Partite le galee, Biasio capitano genovese, posto in uno schifo un trombetta, lo mandò ad Alfonso a farli intendere che loro venivano per cavare di Gaeta li loro cittadini genovesi con le loro mercanzie, e niuna intenzione avevano di combattere, se non quanto l'andare a Gaeta li fusse impedito. Alfonso tenne quel dí e il sequente il trombetta, consultando la risposta; il quinto dí del mese poi lo rimandò e con lui Francesco Pandone napolitano, il quale per parte del re li denunciò la guerra, facendoli intendere che in Gaeta non erano per entrare se per forza d'arme non si guadagnavano la via: e questo detto, nel suo schifo per ritorno discese.
A pena era smontato nel schifo il cavaliere napolitano, che i genovesi videno l'armata regale far vela e furiosamente addosso venirli, onde a pena avendo avuto tanto spazio che ancor loro levassino le vele, se li feceno innanzi, e cominciossi la battaglia, prima con le artigliarie e saettame circa l'ora di terza.
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