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      Li gaetani e quelli dentro di pari impeto uscirno fuora e senza alcuna resistenza tutto il campo ebbeno in preda, nel quale ritrovandosi un ambasciatore di Barzalona, che pochi dí innanzi aveva avuta una lieve indisposizione di febre, intesa la rotta e presa del re, di dolore subito morí. Menò Biasio le dodici sue navi e le tredici di Alfonso a Gaeta a salvamento, e tutte insieme nel porto con ammirazione di ogni uomo alcun dí le tenne; poi li prigioni tutti a Milano conducendo, a Filippo duca li presentò.
      Vinto e preso Alfonso, li oratori del Consiglio di Napoli che per Renato erano a Marsilia, avendolo assai aspettato né potendolo ancora avere per non esser liberato de la prigione di Borgogna, il settembre sequente con Isabella donna di Renato e con dui suoi figlioletti fanciulli se ne venneno a Gaeta; e trovato la terra sotto il governo de li uomini mandati da Filippo per nome di Renato, Isabella benissimo veduta e onorata, mutando quelli di Filippo, tutti li suoi magistrati vi pose. E dovendo andare a Napoli, fu consigliata da' gaetani che, sotto specie di potersi valere del suo consiglio ne le occorrenze, ne menasse con seco Ottolin Zoppo ducale oratore: la qual cosa benché forse facessino a buon fine, suspicando di Filippo, nondimeno partorí malo effetto per quello che poi seguitò de la perdita di Gaeta.
      Andata dunque Isabella a Napoli ne l'anno 1436 e come regina da' napolitani regalmente ricevuta, il duca Filippo mandò, subito intesa la vittoria, Lodovico Crotto a Genova a farli intendere mandassino l'armata in Sicilia, perché essendo privata del re e disarmata, facilmente si acquistaria, e Marco Barbavara mandò a messer Biasio a dirli secretamente che smontasse a Savona, acciò che di lí piú sicuramente il re a Milano si conducesse.


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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