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Poi andò a Montesarchio, il quale saccomannò e bruciò, e posesi a l'assedio de la rocca.
In questo mezzo il principe di Taranto con mille e cinquecento cavalli e ottocento fanti se ne venne nel terreno di Montefuscolo, che da Montesarchio è distante dodici miglia e da Benevento quattro; e il Riccio e il Ventimiglia con la maggior parte de le genti aragonesi si miseno a Tocco, quattro miglia lontano da Montesarchio, estimando aver tolta la via di Benevento e de le vittuaglie al patriarca, avendolo in questo modo tra il principe e loro serrato. Il che vedendo, il patriarca mandò uomini e somari per vittuaglia in Benevento e quattro squadre li mise appresso in agguato, e lui col resto de lo esercito in arme stette fermo nel campo. Usciti di Benevento quelli che portavano le vittuaglie, furono subito assaltati dal principe e saccheggiati, per il che essendo carichi e disordinati, massimamente li fanti, sopraggiunti da le quattro squadre de l'agguato, subito furono rotti e il principe con li cavalli fuggendo si salvò nel suo campo. E quantunque il Riccio e il Ventimiglia lo avessino potuto soccorrere, non di meno presentandosi il patriarca con tutto l'esercito, si ristetteno.
Col favore di questa rotta ebbe il patriarca d'accordo la rocca di Montesarchio, e poi con somma celeritá e silenzio il dí sequente a buon'ora con tutto l'esercito e con l'aiuto de' caldoreschi che erano con lui, assaltò a l'improvviso il campo del principe, e fatto un gran fatto d'arme per sino a mezzodí finalmente il principe fu rotto e Gabriele Ursino suo fratello fuggendo per la porta di drieto del campo salvò gran parte de le genti d'arme, ma perse li carriaggi.
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