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      La testa sua non fu trovata: Alfonso il tronco corpo fece raccogliere e in Castel de l'Ovo deponere, sinché a miglior tempo di regali esequie lo potesse onorare. Tentò poi di dare il dí sequente la battaglia a Napoli, ma tanto fu l'impeto de la pioggia che, giudicando essere cosí il voler di Dio, si levò per allora de l'assedio e partissi e prese Caivano per trattato e la rocca sforzata per accordo.
      Tornato Renato d'Abruzzo a Napoli, deliberato al tutto di ridurre le fortezze in suo dominio, le quali molti anni, e sempre dal dí che le ebbe in mano da la regina Giovanna II, in potere di Alfonso erano state, con quattro grossissime navi, de le quali era capitano un giovine chiamato Nicolò di messer Spinetta Spinola da Campo Fregoso, assediò per acqua Castel nuovo, pigliando prima per forza la torre di San Vincenzo, la quale per difesa del detto castello in mare fu edificata, e per terra con molte migliara di persone, oltra il favore de la cittá, forte lo stringeva, standoli quasi sotto le mura. Tentò piú volte Alfonso di soccorrerlo, e non potendo per acqua per le quattro navi e per la torre predetta e per non si presentare la sua armata, stando con uno esercito di quindicimila persone in un loco chiamato Echia a un trar d'arco da Napoli, s'ingegnava trovare occasione di poterlo soccorrere, non essendo tra il campo suo e quel di Renato altro in mezzo che la via pubblica. Ne la quale ogni dí fatto d'arme si facea, e chi volea mostrare la sua virtú potea; sí come facea Pier Luigi Aurilia gentiluomo napolitano e maestro di casa di Renato, il quale ogni dí assaltava li aragonesi e rompeva la sua lancia, et entrava e usciva a sua posta, per desteritá e virtú militare, di mano de li inimici: in modo che Alfonso, come generosissimo re e amico di virtú ancor ne li inimici, a suono di trombe fece pubblico bando per tutto il suo campo, che, sotto pena di perdere tutte due le mani, niuno ardisse tirare balestra o arco o schioppetto o altra artigliaria a la persona di Pier Luigi, ma la spada e la lancia sola contra di lui potesse valere, stimando iniquissima cosa che un vile uomo potesse a un sí valoroso cavaliere, senza affrontarlo, solo col tirar da lunge, tôrli la vita.


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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