Pagina (321/444) |
| pagina
'compendio-de-le-istorie-del-regno-di-napoli-di-pandolfo-collenuccio-pagt'
|
In fine stati in quel modo molti dí li dui campi, al numero di trentamila persone tra l'uno e l'altro, su le porte e mura di Napoli, né potendo Alfonso soccorrere il castello, si levò; e Ranaldo Sancio catalano fidelissimo e gagliardo castellano, vinto da la fame né avendo piú né lui né li suoi che mangiare e vestire, al fin rendette il castello a Renato: ove miserabil cosa fu vedere sí fedel compagnia uscire del castello, tutti negri, sordidi, magri, lacerati, afflitti, come quelli a chi solo un poco di spirito era rimasto. Il fratel di Ranaldo, che ancor lui a simil condizione stava, rendette il Castel de l'Ovo; per la qual cosa insignorito al tutto di Napoli Renato, andò a Salerno e quello e quasi tutto il Principato con molte terre di Calabria recuperò, e poi a Napoli si ridusse.
Essendo poi partite le navi genovesi che avevano portato Renato a Napoli e a l'assedio del castello si erano trovate, e il principe di Taranto (contra la fede data al patriarca) ritornato a la parte aragonese, rimaseno quasi del paro le forze de li dui re, atti piuttosto ad affliggere piú quel regno, che a recuperarlo: imperocché avendo ciascun di loro menato poca gente de le loro patrie, non governavano li eserciti d'altri a lor modo, ma si lasciavano governare e tirare da li baroni e tiranni del regno, con le forze de' quali si sostentavano, ove a li loro appetiti e naturale instabilitá parea. E qualche volta Iacopo Caldora in Abruzzo e nel contado di Alvito e in Terra di Lavoro fu superiore contra li amici di Alfonso; e Alfonso mentre attendeva a recuperare il perduto, di doppia calamitá affliggeva li regnicoli.
| |
Napoli Alfonso Ranaldo Sancio Renato Ranaldo Castel Ovo Napoli Renato Salerno Principato Calabria Napoli Renato Napoli Taranto Iacopo Caldora Abruzzo Alvito Terra Lavoro Alfonso Alfonso
|