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E benché Renato fusse passato in Puglia e tornando con Antonio Caldora, figliuolo di Iacopo, e Raimondo suo fratello e Troiano Caracciolo conte di Avellino e altri suoi seguaci, smontasse in quel di Nola per soccorrere Aversa, nondimeno non potendo aiutarla, a Napoli si ridusse: ove entrato in suspizione di Antonio, lo mise in prigione con molto suo danno. Imperocché levatasi in tumulto la compagnia caldoresca e dimandatolo con minacce a Renato, lo fece rilasciare dimandandoli venia, con escusazione d'averlo fatto per errore. Per la qual cosa Antonio indignato si fece da la parte di Alfonso; et essendo ne la rocca di Aversa uno chiamato Santo, che col padre aveva militato, fece tanto con lui, che resignò la rocca ad Alfonso.
La causa de la prigionia di Antonio fatta da Renato fu che volendo Alfonso impedire il passo a Renato ne la sua tornata di Puglia, non sapendo per qual via avesse a passare, si mosse con una parte de le sue genti verso un passo dei monti di Abruzzo ordinando che le altre sue genti ad un certo dí li fussino appresso; e per ventura sul tardi a quel passo si trovò ad alloggiare, ove ancora Renato non lungi un miglio ne la medesima ora s'era fermato. Le spie di Renato riferirno la giunta di Alfonso; il perché vedendosi grosso, volse far fatto d'arme e assaltare Alfonso, avendo lo avvantaggio. Non parse ad Antonio che cosí temerariamente si dovesse tentar la battaglia, riferendo alcune spie che Alfonso era grosso e aveva preso li passi e forniti, et era venuto per far fatto d'arme; massimamente essendo il loco dubbioso e l'inimico disposto.
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