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Per la prigionia di Raimondo suo zio, Antonio Caldora da Alfonso la seconda volta si rebellò. Avendo ancora in quel tempo mandato Eugenio pontefice il cardinal di Taranto contra Francesco conte di Aquino, Alfonso andato incontra lui, lo fece per forza tornare indietro; poi prese Rocca Guglielma per fame, e l'isola di Capri per volontaria dedizione de' capriotti ultimamente si détte.
Avuto Capri, senza indugio a lo assedio di Napoli si condusse e insieme ancora pose il campo a Pozzuolo, il quale per carestia di vittuaglie condotto a lo estremo, si détte: il medesimo fece la Torre di Ottave. A Napoli avea piú dura provincia, perché ben che avessino carestia del vivere, nondimeno avevano gran speranza d'essere soccorsi o dal conte Francesco o da Antonio Caldora ovvero da' genovesi, in modo che Alfonso altra via non vedea di acquistarla che col tempo e con la fame. Ma la fortuna che giá, sí come io estimo, si vergognava di aver sí lungo tempo mal trattato un re di tanta virtú, li aperse insperatamente la via per la quale, non senza pericolo però, Napoli li rendette: perciocché un muratore napolitano, chiamato Anello, uscito per fame di Napoli, con speranza di premio che li fu promesso, mostrò la via di entrare ne la terra. E fu fama allora che una vecchia lo mandasse ad Alfonso, indignata di una repulsa datali con mal viso da Renato, avendoli lei dimandato qualche soccorso per sé e per la sua famiglia, che per fame morivano. Volse Anello con seco ducento fanti, i quali li furono dati, animosi et esperti, e ordinato ad Alfonso di stare armato di fuora e con scale, attento al segno di accostarsi a le mura, con essi entrò in uno acquedotto a lui noto che portava ne la terra, e per il silenzio de la notte uscirono per un pozzo e in una casetta arrivorono, ove una sola vecchia con una fanciulla si stava, la quale fu opinione che fusse quella che mandò Anello ad Alfonso a insegnarli la via de l'acquedotto e del pozzo; e fatta stare tacita la fanciulla, quaranta soli de' ducento ne la casa si rinchiuseno.
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