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'compendio-de-le-istorie-del-regno-di-napoli-di-pandolfo-collenuccio-pagt'
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Venuto il giorno, per qual cagione si fusse o oblivione o paura, non facendo loro alcun segno, credette Alfonso o che per timore non fussino usciti de l'acquedotto o fussino stati scoperti e morti; tuttavia stando armato innanzi a le mura, Renato montato a cavallo con la sua guardia armata ributtandolo indietro lo levò da le mura. La qual cosa sentendo, quelli quaranta che ne la casetta erano in grandissima paura si stavano e non sapendo che fare, dubitando non essere sentiti, se nel pozzo avessino voluto tornare, o non essere morti per esser pochi, se fuora avessino voluto uscire. Alfonso, non sperando piú in questa incepta, tornò in campo, e Renato, credendo avere riparato al pericolo, se ne tornò in castello. In questo mezzo uno di quelli de l'acquedotto correndo venne ad Alfonso, facendoli intendere de li quaranta che erano usciti ne la terra e per paura stavano inclusi ne la casetta; il perché Alfonso di nuovo si presentò a le mura per fare animo a li quaranta d'uscire. Accadde che il figliuolo de la vecchia, tornando da bottega, batté a l'uscio de la casetta, dimandando d'essere aperto; la vecchia e li armati consultorno di pigliarlo e farlo tacere, onde aperto un poco l'uscio, acciò che entrasse, il giovine, veduti li uomini armati, subito tornò indrieto, e correndo e gridando a l'arme, fece intendere a Renato li inimici essere ne la terra. Vedendo questo, li quaranta armati saltorno subito con furia fuor de la casetta e montati sopra il muro de la terra piú vicino ad essa, avendo lí una sola guardia trovata, preseno un torrione.
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