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      La robba mobile di casa, che opulenta e preziosa cosa era, lasciò a la sua donna, e di tanta preda niuna cosa per sé, volse, eccetto una sola coppa di cristallo da bevere; poi a sua provvisione come suo caro gentiluomo e barone sempre lo tenne. Tutti li prigioni liberamente lasciò, e a molti, benché inimici li fussino, per reverenza de la virtú, fece gran doni: con la quale benignitá e larghezza non solamente li amici confirmò, ma li inimici da clemenza vinti benevoli e partigiani si fece.
      Superato e vinto Antonio Caldora, andò il re in Abruzzo, e tutta quella regione scorrendo a sua devozione ridusse, poi tornato in Puglia, ebbe il Guasto e tutte le terre de' caldoreschi, e posto il campo a Manfredonia, per trattato di alcuni cittadini in pochi dí ebbe la terra, ma non la rocca. Cesare da Martinengo e Vittorio Rangone, vedendo il re vittorioso, rebellandosi dal conte Francesco Sforza li détteno Troia, la quale era a lor guardia, e l'esempio loro seguitando quelli di Ariano e del Monte S>. Angelo e de le altre terre che obedivano al conte, in potere del re tutte si détteno.
      In questo mezzo Renato essendo stato a Fiorenza e tentate molte cose, vedendo che da niun lato poteva piú aiuto sperare, e per questo Castel nuovo di Napoli con difficoltá e spesa tenendo in fine li averia bisognato lasciarlo, e il tempo statuito a messer Antonio Calvo castellano giá passava, détte arbitrio a Giovan Cossa che al re Alfonso lo restituisse; e tornossene a Marsilia, avendo in ambigua e turbulenta possessione tra lui e la sua donna parte del regno solo sei anni o circa tenuto.


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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