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'compendio-de-le-istorie-del-regno-di-napoli-di-pandolfo-collenuccio-pagt'
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Il Cossa impetrò dal re Alfonso venia per messer Ottino e per sé e per alcuni altri napolitani e si intromise a la restituzione del castello con messer Antonio Calvo: il quale ricevuta da Alfonso tutta la somma de li denari, de la quale li era Renato debitore, il castello liberamente li rendette. E in questo modo fatto in tutto Alfonso vero signore e re, sopra uno ornatissimo e dorato carro trionfale apparecchiatoli da' napolitani, con sommo splendore e magnificenza e universale letizia del regno entrò in Napoli: il qual trionfo con un magnificentissimo e superbo arco marmoreo a la porta del castello edificato per testificazione e gloria del valoroso re, li napolitani a perpetua memoria consecrorono.
Essendo adunque il re Alfonso in perfetta possessione del regno, Eugenio pontefice, il quale ancora lui dopo molte persecuzioni dal popolo romano e da Nicolò Fortebraccio e dal concilio di Basilea ricevute, si ritrovava in pacifica possessione del pontificato, tutto il suo pensier vòlse a la recuperazione de la Marca anconitana, la quale il conte Francesco Sforza occupava. Onde, per piú facilmente poterlo mandare ad effetto, deliberò il re Alfonso conciliarsi, e mandato messer Luigi da Padoa, cardinale e patriarca di Aquilegia suo intimo amico, a Terracina, subito amicizia e lega col re concluse. La somma de le condizioni fu questa: che 'l papa constitui Alfonso e suoi successori legittimi re di Napoli, investendolo di quello e aggiungendoli Terracina, e Fernando (altri Ferdinando) suo unico figliuolo naturale, nato d'una giovine valenziana, per dispensazione a la successione del regno abilitò; da l'altra parte Alfonso la recuperazione de la Marca con ogni sua industria e forza li promise, e Civita Ducale, e Cumulo e la Matrice, terre di Abruzzo, a la Chiesa restituí.
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