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Non lasciò ancora Alfonso in quel tempo di porgere aiuto a la libertá di Milano, la quale, essendo lui in Toscana ad Acquaviva in Maremma, li mandò oratori per sussidio, sí per rispetto del conte Francesco Sforza, come per odio de li capitani di Filippo, che Ramondo Boillo sí male avevano trattato; e benché li aiuti i quali mandò sortissino effetti non buoni, per esser forse cosí determinato di sopra che 'l ducato di Milano pervenisse al conte Francesco, sí come il regno di Napoli al re Alfonso, nondimeno sempre mantenne a quell'effetto de' suoi denari il conte Iacopo e Francesco Picinini. E a li danni di Parma, contra il conte e Alessandro suo fratello, che 'l Parmigiano guardava, mandò a favore di Niccolò Guerriero, giá figliuolo di Ottobon III tiranno di Parma, inimico de' sforzeschi, ottocento fanti a Guardasone, castello. di Parma, e condusse Astor da Faenza con mille e cinquecento. cavalli, il quale mandò in Lombardia; e veduto che Astore, non servando la fede per denari avuti dal conte Francesco, si era tornato a Faenza, mandò dappo' lui Raimondo. Anichino. con cinquecento cavalli a Colorno, dove da Alessandro Sforza fu rotto.
Dappoi la sua tornata di Toscana, essendo stato incoronato in Roma Federico III imperatore e avendo con sé Eleanora sua donna, figliuola del re di Portogallo e di Giovanna sorella di Alfonso, la quale ad un medesimo tempo era venuta in Italia, andorono insieme a Napoli, ove con splendore e magnificenza piú che umana furono da Alfonso ricevuti, e per molti dí che li stetteno, inestimabili doni li furono fatti.
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