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Niuna specie di liberalitá e cortesia li mancò: furono fatte fontane di vino per la terra, furono date senza denari a li alemanni tutte le cose che da mercadanti o da artefici volseno comprare, li prezzi de le quali Alfonso poi liberalmente a li venditori pagò. Lungo saria a scrivere la magnificenza de le giostre, de l'armeggiare e de le danze e lo apparato de la terra e de li uomini: scrivono in somma li autori che in quel tempo vi si trovorno, che lingua alcuna di qualunque benché facondo e celebre oratore non potria degnamente descrivere in quanti modi la magnanimitá di Alfonso in quella celebritá si dimonstrasse, non avendo Federico però fama di virtú, che imperiale o regale fusse, ne la sua partita lasciato.
Succedendo poi che, essendo giá fatto il conte Francesco Sforza duca di Milano, i veneziani per alcune dissensioni nate per causa di mercanzie (per quanto loro diceano), ma piú presto (come è il vero) per non aver voluto i fiorentini legarsi con loro a l'eccidio del nuovo duca di Milano, cacciorno per pubblico editto da Venezia e da l'altre lor terre i fiorentini, un'altra gran guerra si suscitò in Italia. Però che i fiorentini per vendicarsi de l'iniuria tanto operorno (essendo capo di questa loro impresa Cosmo de' Medici), che indusseno il duca di Milano a muovere guerra di nuovo insieme con loro a' veneziani; per la qual cosa i veneziani col re Alfonso si legorono, per opera massimamente di Lionello d'Este marchese di Ferrara, ordinando tra l'altre provvisioni che Alfonso battesse i fiorentini, i quali naturalmente odiava, e loro il duca di Milano, in modo che l'un l'altro soccorrere non potesse.
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