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Però che cominciando a Napoli, per Terra di Lavoro, per Abruzzo e per Puglia con grande eccidio di uomini per molte terre e castelle fece notabili ruine di molti edifici pubblici e privati, e alcune castelle tutte da' fondamenti ruinorono, alcune andorono sotto terra quasi come sorbite, alcuna, come Bojano, andata tutta sotto, sopra di sé lasciò un lago; onde, fatto il calcolo a loco per loco de li uomini che in tal strage mancorono, per quanto Pio II pontefice ne la Istoria de' suoi tempi e Antonino arcivescovo ne le sue Croniche descrivono trenta mila uomini vi morirono: acerbissimo caso e stupendo, appresso l'altre eversioni da quel regno per le continue guerre sostenute.
L'anno sequente poi, del mese di novembre, mandò Alfonso per via di Abruzzo il conte Iacopo Picinino contra Sigismondo Malatesta, escluso da la lega generale (come è giá detto). Il Picinino, col favore ancora di Federico conte di Urbino, prese alcuni pochi castelli di Sigismondo di qua dal Metro fiume di Fano, e non potendo farli altro per li lochi forti e ben guardati, senza farli piú danno lo lasciò.
Nel medesimo anno una nave genovese, la quale carca tornava da Scio e andava a Genova, fu presa e rubata da aragonesi. Per la qual cosa i genovesi mandorono Giovanni Filippo del Fiesco con quattro grandissime navi nel porto di Napoli per bruciare l'armata del re; ma essendo difesa e loro ributtati da l'impeto de le artigliarie napolitane e de le navi, partirono. Non molto poi l'armata del re seguitando sei navi genovesi, a Monte Circelli le giunse, et essendo li uomini fuggiti, tutta la robba guadagnorno e le navi sommerseno.
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