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      Et ebbe per donna Maria sua consobrina, figliuola giá di Enrico III e sorella di Giovanni II re di' Castiglia, la quale fu donna di rarissimo esempio, detta al suo tempo specchio di giustizia e di pudicizia e di pietá; mai però fu in Italia, né generò di sé figliuoli. Era Alfonso ne l'apparato e ornamenti di casa e di sua corte splendidissimo, con paramenti e cortinaggi di ricami e di seta e vasellamenti d'oro e di argento in quantitá incredibile: vago di gemme e pietre preziose, le quali da tutto il mondo in somma perfezione raccolse. E benché in tutte queste cose fusse suntuosissimo, la persona sua però raro o non mai di preziosissime o inusitate vesti adornava, sapendo non esser li ornamenti esteriori del corpo quelli che fanno li re differenti da li altri. Giostre e spettacoli pubblici d'arme con gran magnificenza sempre in sua corte e ne la terra volse si celebrassino. Edificò in molti lochi; ma de li piú famosi è il Castel nuovo, il quale a quella forma et eleganza e grandezza ridusse che oggi si vede, e il Castel de l'Ovo che essendo fortissimo di sito, lui per regale abitazione ancora fe' comodissimo. Ampliò il molo del porto di Napoli; disseccò le paludi, che intorno erano a la cittá e l'aere insalubre facevano. Edificò navi di inusitata grandezza, le quali in mare non navigli, ma castelli e cittá parevano. La caccia de' cani e sopra tutto l'uccellare con falconi sommamente li piacque e in quello esercizio gran parte de la vita spassava.
      Essendo bellicoso e avidissimo di gloria, e per questo inimicissimo de l'ozio, in quel tempo che stette assente dal regno di Napoli per le cose che tra lui e la regina Giovanna successeno, fece due imprese per mare contra infedeli in Barbaria, pigliando in prima l'isola di Zerbi, detta anticamente de' Lotofagi, la quale essendo congiunta per ponte a terra ferma, lui tagliò il ponte per tôrle la via del soccorso; et edificò un munitissimo bastione sul lito, et essendo assaltato da Butiferro re di Tunisi con centomila mori, fece fatto d'arme con lui e ruppelo: ne la qual rotta tutti li suoi principali uomini furono morti e Butiferro, quasi preso, a pena fuggendo si salvò. Per la qual cosa, presa l'isola, Butiferro se li fece tributario e di poi per molti anni il tributo li pagò. Tornato con grandissima preda in Sicilia e refrescata l'armata, andò di nuovo in Barbaria ad una cittá chiamata dal nome de la provincia Africa, e veduto il sito e condizione di essa, con intenzione di tornarvi, tutto il porto spogliò di navi e di ogni cosa che intorno li era, e in Sicilia e poi ad Ischia carco di spoglie tornò. Altre spedizioni ancora mandò fuora di Italia, dappoi che ebbe il regno di Napoli pacifico; imperocché ne le marine de l'Arta, detta anticamente Epiro, mandò Bernardo Villamarina a bruciare l'armata veneziana sua inimica, e tutta fu arsa in vendetta di una nave, la quale i veneziani nel porto di Siracusa in Sicilia li avevano bruciata.


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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