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      Imperocché, avendo Calisto fatto duca di Spoleto e di tutta quella provincia de l'Umbria Pierluigi Borgia, un catalano che in custodia avea la rocca di Assisi, vedendo che per la morte di Calisto le cose del Borgia andavano in ruina, diffidandosi poterla tenere, la donò al conte Iacopo Picinino, il quale allora si ritrovava a li danni di Sigismondo Malatesta (come è detto). E il conte, avuto quella rocca, occupò ancora la cittá, e appresso quella, ancora Gualdo e Nocera terre di quel ducato, con intenzione di acquistarsi uno stato in quella provincia: il perché fu forza a Pio nuovo pontefice, che né denari né gente d'arme avea, ricorrere a l'aiuto del duca di Milano e di Fernando. Fernando mandò al conte Iacopo messer Antonio Negro da Pesaro e il duca mandò messer Tomaso Tebaldo da Bologna, loro legati, e tanto con l'autoritá de' loro signori e con suasioni e con minacce operorno, che 'l conte Iacopo desistette da l'impresa e quelle tre terre restituí a la Chiesa.
      Pio, vinto da questo beneficio e persuaso da li preghi del duca di Milano, con intenzione ancora di pacificare Italia per una impresa giá designata contra turchi, mandò messer Latino Orsino cardinale a Napoli e fece coronare Fernando di quel regno, con questa condizione, che restituisse a la Chiesa Benevento e Terracina, le quali suo padre Alfonso aveva tenute. E cosí fu fatto, e Fernando, come grato di questo beneficio, diede per donna una figliuola di una sua sorella ad Antonio de' Piccolomini da Siena, nepote di Pio, e li donò il ducato d'Amalfi e il contado di Celano; e in questo modo per allora fu pacificata Italia.


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Compendio de le istorie del Regno di Napoli
di Pandolfo Collenuccio
pagine 444

   





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