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Appartengono invece al periodo di splendore le traduzioni che del Compendio furono fatte: in latino da Nicola Stoupe7, in francese da Denys Sauvage8 in spagnuolo da Nicola Spinosa (Valenza, 1563) e da Juan Vasquez del Marmol (Siviglia, 1584)9.
Sebbene si abbia qualche notizia di manoscritti antichi del Compendio esistenti fino al sec. XVIII a Napoli (cfr. SORIA, Op. cit., I, 185; B. CAPASSO, Le fonti della storia delle prov. Napoletane, 2a ediz., Napoli, Marghieri, 1902, p. 201 n l), il materiale manoscritto di quest'opera si riduce ora soltanto ai due codici:
l. Biblioteca Estense di Modena, cod. a. G. 5. 12 (Ital. 456: ant. segnatura VIII. F. 12): [A].
Segnalato dallo scrivente fin dal 1888 come degno di speciale considerazione10, non ha trovato sin qui chi ne dimostrasse l'importanza nei riguardi del testo di quest'opera, che esso ci conserva in una forma integra e ben diversa da quella che gli studiosi conoscono attraverso le molte e tormentate edizioni che dell'opera stessa si sono succedute. È un cod. cartaceo di mm. 200 X 300 di pp. 308 non num., rilegato in pelle color marrone. Nella 1.a pagina è il titolo in rosso: Compendio delle Historie del Regno di Napoli: allo Ill.mo Principe et Ex.mo Signor Hercule Inclito Duca di Ferrara. Composto da Pandolpho Coldonese da Pesaro suo servo: Prohemio; e piú sotto, in nero, si legge l'indicazione: "A uso di F. Paulo dei Cherici da Lignago11: il quale lui el scrisse de sua propria mano l'anno 1539". Cfr. D. FAVA, La Biblioteca Estense, nel suo sviluppo storico, Modena, Cavallotti, 1925, p. 82.
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