Coronato in Roma re delle Sicilie (1266), passò nel regno e combatté Manfredi accampato presso Benevento. La virtù dello Svevo non bastò contro la fortuna del Franco e l'infame tradimento de' Pugliesi: mori Manfredi nella battaglia. Carlo stava contento sul trono quando Corradino, figlio di Corrado, venne a combatterlo (1268). Il giovinetto, vinte in Italia le città guelfe, vincitore in Tagliacozzo dove gli eserciti si affrontarono, godevasi nel campo le gioie della vittoria e le speranze dell'avvenire, allor che il re gli spinse contro la fresca legione, tenuta in serbo; così che Corradino, disfatto, fuggitivo, e poi tradito, fu prigioniero del felice Carlo: e un anno appresso, per crudeltà di quel re o spietati consigli del pontefice, ebbe (quell'ultimo figlio della Casa sveva) troncato il capo. La stirpe degli Angioini si stabilì nel regno delle Sicilie.
Ella diede sei re, due regine; dominarono centosettantacinque anni tra guerre esteriori ed interne. Per opera di quei re angioini furono morti Manfredi e Corradino, re svevi; poi Andrea e Giovanna I, della propria stirpe; l'altro re, Carlo da Durazzo, sorpreso negl'inganni che ordiva alle due regine di Ungheria, fu ucciso: Ladislao morì di veleni oscenamente prestati. A' tempi loro per il "vespro" di Giovan di Procida furono uccisi ottomila Francesi, tiranni della Sicilia: de' tempi loro fu il parteggiare continuo de' baroni del regno: per opra loro, nato lo scisma nella Chiesa, due o tre papi contemporanei divisero le spoglie della Sede apostolica e le coscienze de' popoli cristiani. Ma quei re, che ne' penetrali della reggia nascondevano enormi delitti, erano sulla scena del trono riverenti alla Chiesa; ergevano ed arricchivano tempi e monasteri, davano dominio ai papi, concedevano privilegi agli ecclesiastici.
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