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      Un giudice in ogni comunità, un tribunale in ogni provincia, tre nelle città, un consiglio detto "Collaterale" presso il viceré, altro consiglio chiamato "d'Italia" o "Supremo" presso del re in Ispagna quando i re spagnuoli dominavano, o in Germania quando imperavano i Tedeschi, erano i magistrati del Regno. Non bastando alla procedura i riti di Giovanna II, suppliva l'uso, e più spesso l'arbitrio del viceré: non essendo ben definito il potere de' magistrati, la dubbietà delle competenze si risolveva dal comando regio: e le materie giudiziarie avviluppandosi alle amministrative, il diritto e 'l potere, il magistrato e 'l Governo soventi volte si confondevano. Finalmente, per la ignoranza di quella età, i soggetti credendosi legittimi servi, e i reggitori stimandosi non ingiusti a soperchiare, ne derivava doppio eccesso di servitù e d'impero: con deformità più manifesta né processi e né giudizi. Crearono gli enunciati disordini curia disordinata e malvagia. Qualunque della plebe con toga in dosso dicevasi avvocato ed era ammesso a difendere i diritti e le persone de' cittadini: e però che all'esercizio di quel mestiere pieno di guadagni non si richiedevano studi, esami, pratiche, lauree moltiplicava tuttodì la infesta gente de' curiali.
      XIII. Ora dirò della finanza, parte assai principale di Governo, che oggi vorrebbe sottoporsi a regole e guidarsi con filosofiche dottrine, tal che mantenesse la potenza allo Stato e la prosperità del vivere civile: ma ne' tempi de' quali compongo le istorie, era uso cieco e violento di forza, senza ordine, o misura, o giustizia; rovinoso a' privati, non profittevole all'universale. S'imponevano tributi a tutte le proprietà, a tutte le consumazioni, a qualunque segno di possesso, alle vesti, al vitto, alla vita, senza misura o senno, solamente mirando all'effetto maggiore delle imposte.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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