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      Furono espugnati i due conventi, si diedero nello stesso giorno la città e il castello di Bitonto, si diede al dì vegnente la città di Bari: mille degli Alemanni morti o feriti, prigione il resto; preda del vincitore armi, attrezzi, bagagli; e suo trofeo ventitré stendardi. Perdé l'esercito spagnuolo trecento morti o feriti, e furono prezzo della conquista di un regno e della gloria che ne colse il conte di Montemar, meno per sua virtù che per gli errori del nemico.
      Doveva il Belmonte far sua base gli Abruzzi, liberi di Spagnuoli, con la ben munita fortezza di Pescara ed i forti castelli d'Aquila e Civitella: doveva ne due mesi che oziosamente vagò per le Puglie, preparare i campi a combattere: doveva, così indugiando, istruire e agguerrire i soldati venuti di Croazia, per dar tempo a' promessi aiuti di Alemagna; o, quando in tutto fosse stata avversa la sorte, doveva combattere sotto le mura di Pescara, sostenuto da una fortezza, da un presidio e dal fiume. Se a' maestri di guerra fosse dato lo scegliere le parti del Montemar o del Belmonte, nessuno forse prenderebbe quelle che furono vincitrici: e perciò venne al Belmonte mala fama, non meritata, d'infedeltà, come calunnia spargeva, ben dovuta d'ignoranza. Caddero senza guerra, per il solo rumore della battaglia di Bitonto, i castelli delle Puglie, eccetto Brindisi e Lecce. Buona schiera di Spagnuoli si avviò per gli Abruzzi; Montemar con le altre squadre tornò in Napoli; dei prigionieri alemanni tremilacinquecento passarono agli stipendi di Carlo; nuovi soccorsi d'uomini, di navi e d'armi venivano di Spagna e di Toscana. I princìpi di regno erano tuttodì più felici, e perciò nuove feste nella città. Giunto il Montemar, andò alla reggia, ed il re, sedendo a tavola di Stato pubblica, siccome era costume, fece col piglio liete accoglienze al vincitore, il quale, decoroso e modesto, rispondeva con gl'inchini alle grazie.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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