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      Ed allora Carlo in idioma spagnuolo dimandò (come si usa quando manca subietto al discorso): - Che nuove abbiamo, Montemar? - - E quegli: - Che i vostri nemici han dovuto cedere alle vostre armi; che tutti, o estinti o prigioni, onorano la vittoria; che le vostre schiere combatterono con egual valore, ma furono più invidiate le vallone. - I circostanti, maravigliando il debole richiedere del re, ammirarono il bel rispondere del conte. Al quale nel seguente giorno il re diede premii, onori, titolo di duca, e comando perpetuo del Castelnuovo. Dipoi fece alzare nel campo di Bitonto salda piramide, scrivendo nel marmo la felicità della battaglia, sotto qual re, con quali armi, per qual capitano: monumento che, dopo i racconti della istoria, rimane segno di superbia non di virtù.
      Cederono alle armi spagnuole, l'un dietro l'altro, tutti i castelli del regno; e le piccole guernigioni alemanne passarono a servir Carlo. L'isola di Lipari, minacciata da navi spagnuole, accettò lieta il nuovo dominio. Le sole maggior fortezze, Pescara, Capua, Gaeta, resistevano. Ma il dì 29 di luglio Pescara capitolò: le sue fortificazioni, benché del genere moderno, difettano nella giacitura, nel rilievo, nella mancanza di opere esteriori; e sebben tali, resisterono a lungo assedio; né il generale Torres abbassò la bandiera imperiale prima che fosse aperta larga breccia e tanto agevole da uscir per essa con la guernigione: onore che ottenne in mercede di virtù, sempre dal mondo, e viepiù da nemici ammirata in guerra. Oltre alle riferite cose, nessun'altra di quello assedio è memorabile.
      XXVI. E quasi né medesimi giorni, a' 6 di agosto, la fortezza di Gaeta si arrese. Giova nelle storie presenti andar ripigliando alcune vecchie memorie, che senza tai ricordi rimarrebbero peregrine erudizioni di poche menti.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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