Quelle finite, cominciarono al re le cure di pace.
CAPO TERZO
Governo di Carlo dopo assicurata la conquista sino alla Vittoria di Velletri
XXX. Non potrò esporre il Governo di Carlo per successione di tempi e di cagioni, sì che la narrazione trapassi continuata di cosa in cosa; però che le leggi di lui, dipendendo talora da intenzione di pubblico bene, più spesso da occasioni o dal volere de' suoi genitori, o dall'esempio di Spagna, non erano simiglianti le cause, non unico e permanente il consiglio: ogni parte dello Stato fu mossa, nel corso intero del suo regnare, per infinite prammatiche o dispacci, senza legamento e senz'altra mira che ' di reggere secondo i casi e d'imperare Mi sarà dunque necessità rappresentare in complesso le sue riforme, onde apparisca nelle condizioni o nella civiltà de' soggetti quanta parte si dovesse alla scienza e alla mente de' reggitori.
Essendo il disordine maggiore ne' codici e nei magistrati, doveva essere prima opera di Carlo comporre novello Codice che togliesse dalla napoletana giurisprudenza l'ingombro di undici legislazioni: ma facendo alla spicciolata, ei ne diede una dodicesima, più adatta invero alle circostanze del popolo, ma imperfetta e incompiuta quanto le precedenti. Non osò abbattere i trovati errori: la feudalità, la nobiltà, le pretensioni del clero, i privilegi della città, erano intoppi attorno ai quali si aggiravano i provvedimenti per restringere o confinare i mali pubblici, che maggior sapienza o ardire avrebbe distrutti. Vero è che l'ingegno della nostra età, usato alle sovversioni degl'imperi ed ai maravigliosi fatti della civiltà, misurando il passato con le ampiezze del presente, dice mediocri le geste, ch'erano grandi, de' secoli decorsi: così, come la posterità, leggendo le nostre Istorie, e vedendo facili a lei i successi contro ai quali questa età vanamente cozzò, dirà infingardi e timidi noi, che pure, in politica, peccammo di volere e osar troppo.
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