Il reame di Napoli era veramente sconcertato da' diritti baronali e dalle immunità della Chiesa: quanto Carlo provvedesse a' primi, dirò a suo luogo; furono le seconde principal motivo al concordato. Si tolleravano tre specie d'immunità, "reali", "locali", "personali". Per le reali, le proprietà della Chiesa nulla pagavano de' pesi pubblici: altre proprietà di natura laicale andavano confuse alle ecclesiastiche, e molte franchigie, molti favori godevano le terre e le case dei ministri e delle persone della Chiesa: cosicché le ricchezze, l'avarizia, il numero, l'ardimento della Chiesa: cosicché le ricchezze, l'avarizia, il numero, l'ardimento del clero secolare e regolare facevano che la finanza, solamente sostenuta da poche terre e pochi cittadini, fosse stretta e cadente. Finché durò la guerra, ora la prudenza de' baroni, più spesso i doni della regina di Spagna, e sempre i consigli estremi e i prodotti della necessità coprivano la povertà del fisco: ma finite le sollecitudini e le venture della conquista, languiva lo Stato, e le stesse vicereali gravezze non bastavano; tanto più che sopravvennero le spese di numerosa splendida corte e i cresciuti bisogni pubblici per l'avanzata civiltà.
Le immunità locali erano degli asili. Dava asilo a' rei ogni chiesa, ogni cappella, i conventi, gli orti loro e i giardini, le case, le botteghe, i forni che avevano muro comune o toccanti con la chiesa, le case de' parrochi. Così che, in tanta copia di protettori edifizi, trovavansi gli asili sempre a fianco al delitto, guardati da vescovi o cherici, e dal furore della plebe, che difendeva quelle ribalderie come religioni. Ugual danno veniva alla giustizia dalle immunità personali; però che, al numero già troppo de' cherici, si univano le squadre armate de' vescovi, gl'infimi impiegati alle giurisdizioni ecclesiastiche gli esattori delle decime, i servi, i coabitanti, le stesse (un tempo) concubine de' preti.
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