Era dunque l'esercito tedesco forte almeno di trentacinquemila combattenti, ma la fama o la prudenza de' capi aggrandiva il numero e la possanza. Carlo teneva il sommo impero sopra Spagnuoli e Napoletani. Erano i primi undici reggimenti di fanti, tre squadre di cavalieri, cinquecento cavalleggieri, trecento guardie a cavallo del duca di Modena, che, profugo da' suoi Stati e fedele alla causa di Spagna, militava sotto il conte di Gages; erano quelle guardie Ungheri la più parte, passati per diserzione agli stipendi spagnuoli; messi perciò dalla mala fortuna o dal malo ingegno nella disperata vicenda di vincere o morire. Compiva l'esercito spagnuolo (ventimila soldati) un reggimento di fanti catalani, leggieri di vesti e d'armi, atti alle imboscate, celeri a' movimenti, sprezzatori del nemico e della morte. Il conte di Gages guidava le dette schiere, usate alla guerra ma stanche. I Napoletani rassegnavano ventidue reggimenti di fanti, cinque squadroni di cavalleria (diecinovemila soldati); il duca di Castropignano n'era il capo. Cinque reggimenti erano nuovi; tutto il resto agguerrito, sia in Italia sotto Montemar e l'Infante Filippo, sia negli assedi delle fortezze delle due Sicilie, o per fino in Africa presso Orano contro le ferocissime nazioni dei Mori.
Le artiglierie d'ambe le parti abbondavano; soperchiavano nell'esercito di Carlo le macchine di guerra dirette dal conte Gazòla piacentino, chiaro per matematiche dottrine e per ingegno; molte navi inglesi obbedivano a Lobkowitz, le proprie navi a Carlo. Prevaleva per numero l'esercito borboniano, per grido l'alemanno. Questo accampava in due linee lungo la sinistra riva del Tronto, ed aveva innanzi, come ho detto altrove, ardita mano di cavalieri e fanti che, menati dal generale Broun, campeggiavano pazzamente la diritta del fiume.
| |
Spagnuoli Napoletani Modena Stati Spagna Gages Ungheri Gages Napoletani Castropignano Italia Montemar Infante Filippo Sicilie Africa Orano Mori Carlo Gazòla Lobkowitz Carlo Tronto Broun Carlo
|