Sperava che il re alle mosse del Regno accorrendo con buona parte dell'esercito, indebolisse il campo di Velletri; ma svanì quelle speranze l'amor de' soggetti, che si tenne saldo e più crebbe.
XLV. Fece Lobkowitz altra pruova. Il campo di Carlo aveva debole l'ala sinistra; nella quale, come lontana dal nemico e non mai turbata in quella guerra per assalti o timori, stavano i Presìdi, quasi in pace, negligenti: e, benché i Cesariani, dopo i fatti dell'Artemisio, si fossero avvicinati a quella parte, non erano però cresciute le guardie, né la vigilanza. Surse voce, come spesso in guerra, senz'autore, senza principio, che gli Alemanni attaccherebbero per sorpresa la sinistra del campo: non fu creduta. Ma Lobkowitz, il dì 8 di agosto dell'anno 1744, chiamati a consiglio i primi e più animosi dell'esercito, disse: - Invano sperammo tumulti né reami di Carlo, e scoramento, diserzioni, penurie ne' suoi campi. Noi abbiamo incontro esercito forte e felice; scemano i nostri soldati per morte, infermità e fughe. L'indugio è contro noi: a noi non resta che impresa egregia o vergognoso ritorno in Lombardia. Tenendo certa la vostra scelta, io vi espongo la impresa. Il nemico mal custodisce la sinistra del campo il luogo, debole per natura, non è munito dall'arte; pochi lo guardano, e, per lungo non mai turbato riposo, giacciono nella notte spensierati e ubbriachi. Molte vie nella pendice della valle menano a quel punto, ed altrettante guide, non compre, amiche, ho già in pronto. Per vecchia rovinata muraglia è facile ingresso; e, appena entrati, libero cammino alla città agli accampamenti, alla casa del re. Udite. Una colonna de' migliori soldati, taciti, dietro le guide, marciando nella notte, entrando per il rotto muro, trafitte nel sonno le guardie, proceda nella città, uccidendo nel silenzio soldati e cittadini.
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