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      Furono espulsi. La bassezza di quella nazione si nobilita dalla sua combattuta costanza alle sue fedi, virtù d'ogni civiltà; ma la intolleranza ne' cristiani non ha scusa, non ha sembianza di alcun pregio; è avanzo ed argomento di barbarie antica, più vituperevole per noi che osiamo chiamarci i più civili della terra. La plebe di Napoli fu allegra del bando dei Giudei.
      LIV. La qual plebe, mesi avanti, tumultuò per sospetto che segretamente s'introducesse l'abborrito tribunale della Inquisizione, e dirò come. La potenza del papa rinvigoriva per le guerre d'Italia, varie di fortuna, incerte di successo, e per la desiderata amicizia de' re combattenti. Egli in quell'anno canonizzò cinque santi, fondò nuov'ordine monastico, i "Cherici scalzi", ed invitò il cardinale Spinelli, arcivescovo di Napoli, ad introdurre inosservata mente il tribunale del Santo Uffizio; il pontefice era Benedetto XIV, uno de' più lodati. L'arcivescovo nominò i consultori, i notai; formò sigillo proprio per i processi; preparò carceri; vi chiuse parecchi per materia di fede, e a due di loro fece eseguire la cerimonia dell'abjura. Imbaldanzito da que' primi passi, dal silenzio del popolo, dagli elogi del pontefice e dalla religione di Carlo, fece scrivere in pietra ed esporre all'ingresso della casa: "Santo Uffizio".
      È noto per le nostre Istorie quanto i Napoletani abominassero quel nome; e le guerre intestine perciò mosse o sostenute, e le spedite ambascerie ai re lontani, e l'ottenuta o pattovita franchigia, comunque a prezzo di ubbidienza e di tributi. Miracolo a dire! il popolo credente, superstizioso, ignorante, al semplice sospetto d'inquisizione levasi a tumulto, sconosce e minaccia l'autorità del principe, assedia e vince nelle proprie stanze numerose milizie; né già l'infima plebe per cieca insania, come suole, o per amor di tumulti; né il solo miglior ceto per sapienza e libertà; ma tutti i ceti, tutte le condizioni, gli uomini molli della città, gli uomini semplici delle campagne, unanimi e solleciti come instinto comune li movesse.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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