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      Ed oggi quello istesso popolo che voleva il bando degli Ebrei, che accoglieva ed arricchiva i nuovi "cherici scalzi", che a gran prezzo comprava gli ossi e le reliquie de' cinque nuovi santi, veduto il cartello nel palazzo arcivescovile, mormora, si commove, minaccia morte due cardinali; e prorompeva in disordini maggiori, se il re (veramente per le querele dell'Eletto del popolo, e 'l ricordo delle violate antiche leggi e de' recenti patti e giuramenti) non avesse con editto riprovato il procedere dell'arcivescovo, abbassato e spezzato il cartello, rivocato la segreta ecclesiastica giurisdizione, e tornata, com'era innanzi, manifesta e legale. Il cardinal Landi, spedito dal pontefice a pregare il re che moderasse i rigori dell'editto, nulla ottenne; e minacciato dalla plebe, affrettò il ritorno. L'arcivescovo Spinelli fu costretto dall'odio pubblico a rinunziare il seggio arcivescovile e lasciar la città. L'editto di Carlo, tutto scritto in marmo, fu solennemente murato in San Lorenzo, casa del comune. Il popolo assistente, soddisfatto e lieto, con gridi e schiamazzi da plebe, donò al re trentamila ducati.
      LV. Durava frattanto la guerra di Lombardia, e buona schiera di Napoli, fin dopo i fatti di Velletri accompagnava l'esercito spagnuolo. Per tutto l'anno 1745 la fortuna fu varia; ma nel seguente si fece avversa ai Borboniani, che, investiti e scacciati, si ritiravano verso Genova, ricca ed amica. La Magra, ingrossata per distemperate pioggie, ritardava la formazione di un ponte, e, formato, lo ruppe e trasportò. Il nemico avanzava, i Borboniani tra lui e il fiume raddoppiando fatica, siccome il caso voleva, congegnarono altro ponte e lo passavano in fretta, quando sopraggiunti gli Alemanni, impedivano ed uccidevano le ultime file.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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