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      Finalmente i nostri, pugnando, giunsero all'altra sponda; ed allora degli eserciti mutate le speranze e le cure, gli Spagnuoli volendo rompere il ponte, gli Alemanni serbarlo per passar all'altra riva, si combatteva dalle due parti con incerta fortuna. Nel qual mezzo un sergente napoletano, gigante di persona e di forza, con quattro de' suoi avanza baldanzosamente sul ponte, e rompono con le scuri, sotto gli occhi e le offese del nemico, il mezzo della macchina; ma perciò che operavano a precipizio, e quella si apri alquanto prima delle speranze, restarono i cinque guastatori verso il nemico, sì che certa appariva la prigionia loro o la morte. Ma il sergente, lanciando sull'amica sponda la scure e l'armi, si gettò nel fiume; gli altri quattro imitarono l'esempio, e tutti nuotando tornarono salvi ed onorati al proprio campo. Ebbero i soldati larga mercede; il sergente fu alzato da Carlo a capitano. Simil valore ad Orazio, soldato di repubblica, diede eterna rinomanza; i moderni storici di monarchia trascurarono il nome del generoso campione.
      Continuando la ritirata de' Borboniani e la prosperità de' contrari, Genova, da' primi abbandonata, fu presa dagli altri; e peggiori sorti si preparavano, quando il disperato ardire della città mutò le condizioni della guerra d'Italia. A me non spetta, e me ne duole, discorrere i maravigliosi fatti del popolo genovese contro le agguerrite schiere alemanne; ché raro avviene, a chi scrive istorie d'Italia, narrare il trionfo degli oppressi sopra i tiranni; come di ordinario sono le parti de' suoi mesti racconti, la miseria de' vinti, la felicità degli oppressori. Non cosi nella città di Genova l'anno 1746, allorché, tollerate tutte le ingiurie, tutti i danni, e non però satollata la feroce avarizia e l'arroganza de' Tedeschi, per leggero caso, e per un sasso vibrato da mano di fanciullo, prima la plebe, poscia il popolo, ed infine il senato si alzarono a vendetta ed a guerra con tanto ardore e felicità, che scacciarono, vinti ed avviliti, il general Botta (per cordoglio d'Italia, italiano) e molte migliaia di Tedeschi.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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