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      Ed il popolo, che prima spensierato e solamente bramoso di vita facile, nulla pretendeva al Governo dello Stato, vide possibilità d'innalzarsi. Coloro tra i grandi che per male venture scendevano, o per amor di guadagno o per indole operosa abbandonavano gli ozi del primo stato, e coloro del popolo che per industria e virtù salivano, gli uni e gli altri ingrossavano il Terzo Stato. Il quale perciò, sempre attivo e crescente, possedeva gli elementi veri della forza politica: numero e movimento. Così il Terzo Stato viene, per la natura della società, compagno e strumento della monarchia nel passaggio di lei da feudale ad assoluta.
      Essendo il Terzo Stato possente quanto ho descritto, importa investigare qual genere di persone raccogliesse in Napoli le spoglie baronali ed ecclesiastiche; perciocché la natura e gl'interessi degli uomini che lo composero si vedranno divenire a poco a poco natura ed interessi del Governo. Qui rammento che le ricchezze di quei due ceti furono tocche leggermente dalla finanza, e che le riforme di Carlo risguardavano le giurisdizioni: il fòro ecclesiastico scemò di autorità e di credito; furono gli asili presso che tolti; molti giudizi criminali o civili de' cherici passarono alla curia secolare; le liti ne' feudi, le liti feudali erano giudicate da magistrati regii; il fòro di Corte, il fòro della nobiltà ebbero minore potenza. Tutte le perdite de' due ceti divennero altrettanti acquisti della curia comune; e però che in essa, come ho detto innanzi, entrava facilmente la plebe, la composizione del Terzo Stato fu di curiali. Gli offizii, l'autorità, i guadagni vennero in loro mani; il re pigliava dalla curia i consiglieri, i ministri; l'ingegno forense diventò arte politica; le opere del Governo nelle vicissitudini di regno presero indole e sembianze curiali.


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Storia del reame di Napoli
di Pietro Colletta
pagine 963

   





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