Godeva il re, godevano i soggetti regno di pace, allorché venne a rompere le speranze di maggiore felicità la morte di Ferdinando VI re di Spagna, che, senza prole, lasciò il trono vacuo a Carlo di Napoli. Appena saputo l'avvenimento, i ministri spagnuoli gridarono Carlo re di quel reame, ed in suo nome reggevano. Delle quali cose per celeri messi avvisato il re, nominò reggente per la Spagna la regina Elisabetta sua madre, che stavasi, come ho detto, ritirata in un suo castello, ma non deposto il regio ingegno e le vaste speranze di gloria e comando. Per la successione a' suoi reami, essendo per lui necessità di provveder subito a quella di Napoli e trasmetterla, sentivasi agitato da doppio affetto, avvegnaché numerosa prole, sei maschi e due femmine, moglie ancora giovine rallegravano la reggia; ma il primo nato, già in età di dodici anni, era infermo di corpo, scemo di mente, inetto a' negozi, e per fino a' diletti della vita, disperato di guarigione. Contendevano perciò nell'animo del padre rompere la successione di natura, pubblicare al mondo le imbecillità del figliuolo, ovvero affidare la maggior corona e la discendenza ad uomo stolido e cadente. Vinse la ragione di Stato. Chiamò i baroni, i magistrati, i ministri, gli ambasciatori delle corti, i medici più dotti, questi esaminatori del principe Filippo, gli altri assistenti o testimoni. La imbecillità del povero infante fu descritta ed autenticata in solenne foglio, che il re, quasi piangente, comandò si leggesse al congresso.
Escluso Filippo, succedeva nella Spagna il secondo nato Carlo Antonio, e nelle Sicilie il terzo, Ferdinando; il quale, robusto di persona, facile d'ingegno aveva scorsi otto anni di vita, così che il re fissò in mente una Reggenza per il Governo del regno, e nel dì 6 di ottobre di quell'anno 1759, tenendo intorno a sé la moglie e i figli, presenti gli ambasciatori, i ministri, i destinati alla Reggenza, gli eletti della città, i primi tra' baroni, fece leggere un atto che diceva: - Lui, appellato dalla provvidenza, al trono della Spagna e delle Indie, rinunziare la corona di Napoli ad uno de' figli, dovendo le due monarchie, per gli accordi europei, restar divise ed indipendenti.
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