Aver destinato (poiché Filippo suo primo figlio era inabile al regno) Carlo, il secondo, a succedergli nella Spagna, e il terzo nato, Ferdinando, a' reami delle Sicilie. Emancipar questo, cedergli le sue ragioni al trono, comandare a' popoli di obbedirlo come re. Dare un consiglio di Reggenza al re fanciullo sino all'età maggiore; ch'ei prefiniva sedici anni compiuti. La successione al trono delle Sicilie dovere andare per maschi primogeniti; tutti i casi previsti, tutte le regole stabilite. Spenta la linea maschile, sì diretta e sì collaterale, dover succedere le femmine con l'ordine dell'età; spenta la linea femminile, tornare la corona al re di Spagna, perché la cedesse libera e indipendente al secondo nato dei suoi figli. Pregare da Dio prosperità a questi popoli, sperare durabili le provvidenze di quell'atto, e premiate le sue fatiche di re da pace lunghissima. - Ciò detto, si volse al figliuolo Ferdinando, lo benedisse, gl'insinuò l'amore de' soggetti, la fede alla religione, la giustizia, la mansuetudine, e snudando la spada (quell'istessa che Luigi XIV diede a Filippo V, e questi a Carlo), ponendola in mano del nuovo re, e dandogli per la prima volta nome di maestà, - Tienla, disse, per difesa della tua religione e de' tuoi soggetti. - Segnarono l'atto riferito di sopra, Carlo, poi Ferdinando. Gli stranieri presenti riconobbero il novello re, e que' del regno di giurarono fede. Carlo, nominata la Reggenza, prescrisse ch'ella governerebbe, partito lui per le Spagne. Ripeté i voti di comune felicità, e uscì lodato e benedetto.
LX. Si apprestò nel giorno medesimo a partire. Aveva registrato i conti del suo regno, e lasciati al figlio precetti e ricordi, non invero ingegnosi, ma prudenti e benigni.
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